martedì 16 aprile 2013

Sintomi


Non appena il display a fianco della porta dell'ambulatorio medico, davanti al quale era in attesa, segnò il suo numero, lui si precipitò all'interno dello studio, incurante del rumore roboante che aveva provocato il suo semplice spingere in basso e poi in avanti la maniglia della porta, che ora, dopo essere stata rapidamente richiusa, traballava a causa dello spostamento d'aria che quell'impetuoso movimento aveva provocato.
Era troppo agitato. Entrò quasi trafelato, nonostante l'attesa di prima non richiedesse alcun movimento particolare.
Proclamò a voce alta e senza alcun convenevole di rito: "Dottore, la prego, mi guarisca!!!".
Il medico, che stava ancora completando le operazioni di archiviazione al computer della visita precedente, non fu attratto nè dal fragoroso rumore dell'insolita irruzione del paziente, nè dalla preghiera che, lanciata ad alto volume, aveva interrotto la quiete che faceva parte delle "regole" del suo lavoro.
Restò all'apparenza indifferente, il Medico. Diede una occhiata di sfuggita al paziente, tanto per capire chi fosse, e poi, tranquillamente, facendo cenno al paziente di accomodarsi sulla sedia di fronte a lui, disse: "Mi dica".
E impetuoso come un'onda nel mare agitato, lui riprese: "Mi dica...???, Mi guardi, piuttosto!!! Non vede che razza di macchia ho sulla faccia??? Le sembra normale che stamattina al risveglio mi sia ritrovato questa roba in faccia??? Non vede che disastro????"
Il Medico, allora, aggiustatosi meglio gli occhiali sul naso, lo osservò più attentamente, ma solo per qualche breve istante. Tornò ad assumere un'atteggiamento apparentemente più distaccato e, impassibilmente, disse: "Si, ho visto..... ma, scusi, lei che vuole da me?"
Lui rimase interdetto, incapace di comprendere il motivo di una risposta così incredibile: un po' come avesse chiesto ad un passante "scusi, sa mica l'ora?" e quello avesse risposto, andandosene, "certo che la so!!!".
Per un attimo il paziente  pensò di addebitare quello strano atteggiamento del Medico, all'impudente e poco riverente comportamento che egli stesso aveva assunto all'ingresso. In effetti, tutto quel frastuono, senza nemmeno un saluto al "padrone di casa", e  la perentorietà di un "mi guarisca!!!" pronunciato ad alta voce, non dovevano aver fatto buona impressione.
Durò pochi fuggevoli istanti questo suo pensiero, perchè fu il Medico, stavolta, a rompere il silenzio.
Si alzò quasi di scatto dalla sedia, mentre scrutava severo gli occhi del paziente ora muto, si diresse verso la finestra che dava sul  giardino, e, le mani unite dietro la schiena, dando le spalle al paziente, cominciò:
"Mi guarisca!!!... Dottore, sono malato, ci pensi lei!!!", disse con evidente tono ironico, con l'intento di sfottere bonariamente la categoria dei pazienti tutti.
"Malato... ma malato di che? Lei crede che la macchia che le è comparsa sul viso stamane sia una malattia, non è vero?" Chiese voltandosi di scatto verso il paziente.
"Beh, veramente... non saprei... sono qui perchè vorrei guarire e non vedere più questa macchia" rispose lui, "pensavo che, dopo avermi esaminato, lei mi avrebbe ordinato dei farmaci, e che quei farmaci mi avrebbero fatto tornare normale".
Il Medico, allora, tanto per rendere ancora più surreale il tenore della conversazione, che si stava sostituendo ormai all' ordinaria visita medica, si girò di nuovo, viso alla finestra, e irruppe in una fragorosa quanto sincera risata. "Aahahahahah!!! Allora è questo che lei vuole!!!!",  disse sostenuto dall'onda del riso, "Lei stamattina si sveglia con un sintomo, e tutto quello che le serve, secondo lei, è un farmaco che  cancelli il sintomo dalla sua vista, facendola così tornare.... normale".
Lui, il paziente, colto di sorpresa, si sentiva affondare nella sedia, non riusciva a seguire il discorso, era sopraffatto dallo smarrimento. "Come sarebbe a dire sintomo?", Chiese timidamente, "Cos'altro è questa brutta macchia se non una malattia che lei mi dovrebbe aiutare a curare?".
Il Medico riacquistò la serietà che si impone alla sua professione, e giratosi di nuovo verso l'interlocutore, riprese:
"Cellule. Noi siamo miliardi e miliardi di cellule. Ogni volta che ci guardiamo allo specchio ci consideriamo per come la nostra immagine si riflette, ma non ci consideriamo mai per come siamo composti. Pensiamo, ogni volta che siamo davanti ad uno specchio, che sia una persona sola quella che si sta guardando, in realtà sono miliardi e miliardi, e sono tutte lì, in quell'immagine, e tutte che si credono la stessa persona, che vedono la stessa immagine e che pensano la stessa identica cosa di quell'immagine. Stamattina, lei, guardandosi allo specchio, ha scoperto una cosa straordinaria. Alcune delle sue cellule, evidentemente scontente di come lei le tratta, hanno indetto una manifestazione di protesta, e si sono riunite proprio lì, in bella vista sul suo viso. Sono cellule scontente, sono le cellule precarie del suo corpo, vengono da tutto il suo corpo, dai piedi, dalle braccia, dalla schiena, insomma da tutto lei stesso. Protestano per come lei le tratta, forse per quello che mangia, forse per le abitudini stressanti che la sua vita quotidiana, in modo scorretto, impone al suo corpo e, quindi, a tutti i suoi miliardi di cellule. Lei mi chiede di farle sparire, ma forse sarebbe meglio ascoltarle, perchè queste cellule vogliono parlare a lei".
Lui, il paziente, era ormai di sasso, con gli occhi sbarrati. Preso dalle immagini surreali che il Medico aveva così vividamente materializzato nel suo animo, non sapeva più se era spettatore di un racconto di fantascienza, o se ne era il protagonista.
Il Medico aveva capito che il suo paziente era disorientato. Si era quasi compiaciuto, il Dottore, di quella sua prolusione così fuori dalle righe, ma d'altronde, era fuori dalle righe anche il modo con cui la visita si era delineata, fin dal momento dell'irruzione del paziente in studio.
Si rigirò ancora, viso alla finestra, e cercando di risvegliare dal torpore il paziente, disse: "Spero abbia capito che il suo caso abbisogna di approfondimenti. Potrei, sì, prescriverle alcuni farmaci che possono lenire gli effetti visivi del fenomeno che lei manifesta, lo potrei fare come lo potrebbe fare qualunque farmacista, ma forse lei, che ha  detto di essere malato, vorrebbe davvero guarire, non è vero?."
La domanda, sospesa nell'aria, stava attendendo la risposta del paziente, e il medico, nell'attesa, si era per un attimo distratto, incuriosito dei colori del giardino su cui si affacciava la finestra dello studio. Rimase alcuni istanti ad ammirare la luminosità di quei bellissimi colori, che risaltavano, sgargianti, sotto la luce del tiepido sole d'aprile.
Non avvertendo cenni di risposta alcuna da parte del paziente, il Medico si girò, e,  con suo grande stupore, si accorse di essere rimasto solo.
Non seppe indovinare se il paziente se n'era andato perchè troppo confuso o, semplicemente, perchè illuminato dall'idea che anche il farmacista avrebbe potuto cancellare la macchia sul  suo viso.
Si limitò a pensare: "Non si poteva fare a meno di notarlo quando è entrato, non si riusciva a sentirlo quand'è uscito"

Marco Bertelli

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