Mi chiamo Eremo e sono un Partigiano. Noi
Partigiani facciamo come i frati quando entrano in convento: cambiamo
nome. Quando saliamo sui monti a combattere, cambiamo anche pelle.
Diventiamo l'idea di noi stessi: il nostro nome da Partigiani è la
nostra Fede.
“Mi sento di morir”, dice una frase
della nostra canzone. Ma noi siamo già morti, per fortuna.
Abbiamo già ucciso noi stessi e tutto quello che eravamo prima di decidere di combattere.
Abbiamo già ucciso noi stessi e tutto quello che eravamo prima di decidere di combattere.
Abbiamo abbandonato il nostro lavoro,
la nostra casa, la famiglia, gli amici. Adesso loro non esistono più
per noi, e non sappiamo se domani esisteranno ancora, ma è per amor
loro che siamo qui, perchè, indipendentemente dalla nostra sorte,
loro devono continuare ad esistere.
I miei Compagni mi hanno chiamato così
perchè sono uno che non sta tanto in compagnia. Non mi hanno dato
questo nome per scherzarmi o per farmi sentire isolato. Tra di noi
non esiste cattiveria, perchè siamo uniti dalla stessa sorte e non
possiamo odiarci. E non ci sentiamo mai soli, perchè anche quando
non ci parliamo e ognuno di noi guarda in direzioni diverse, sentiamo
fin dentro alle ossa che ognuno di noi sorveglia gli altri e
rischierebbe la propria vita pur di togliere un suo Compagno dal
pericolo. E' così che si vince la guerra.
A me piace stare isolato, un po'
lontano dagli altri miei Compagni. Mi piace osservarli, ascoltarli
quando parlano e ridono tra loro, bevono vino rosso e raccontano di
quello che erano prima della guerra, e fantasticano su quello che
vogliono essere dopo. Sto zitto e sorrido: non potrei aggiungere o
togliere altro ai loro discorsi, che sono anche i miei.
Quando questa guerra sarà finita,
qualcuno di loro non tornerà alla casa che aveva lasciato prima di
salire quassù. Altri torneranno, ma non troveranno più nulla, se
non macerie. Altri ancora troveranno tutto quello che avevano
lasciato, e qualcuno ad aspettarli.
Da lì ricomincerà la loro nuova vita,
nata dalla morte di quella precedente.
In mezzo a quelle vite, loro sono stati
Partigiani.
Chissà per quanto tempo se ne
ricorderanno, e chissà per quanto tempo le generazioni a venire
ascolteranno i loro racconti, e cercheranno di capire l'amore,
l'odio, la paura, il coraggio, la speranza il dolore e la voglia di
Pace che si provano quassù, dove si dorme a turno, abbracciati ognuno
alla propria mitraglia, e si combatte per fare in modo che questa
guerra sia finalmente l'ultima.
Non lo so. Ma io ho scelto: anche
quando tutto sarà finito io rimarrò qui, su questi monti.
E rimarrò vivo per sempre, perchè io
sono già morto e ho oltrepassato il tempo.
Chi mi verrà a trovare potrà
ascoltare la storia di noi Partigiani, pronti a combattere per la
Vita di altri, per la loro Vita. E se sentiranno la minaccia di un
altro invasore, io li guiderò tra i sentieri e i boschi di questi
monti, nei casolari dove si rifugiano i Partigiani e dove i
Partigiani rinascono a nuova Vita, per combattere. E mi unirò a
loro.
Eremo, il Partigiano, è sempre pronto
a combattere quando è necessario.
Marco Bertelli
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