Quello che tutti chiamano "l'ultimo
dell'anno", è come una medaglia: ha due facce.
Una rappresenta l'inganno, l'altra
l'opportunità.
E' ingannevole ed ipocrita, a mio
parere, diffondere l'idea che oggi "finisca un anno" e,
allo scoccare della mezzanotte, ne cominci un altro. Nulla può
finire se noi non lo vogliamo e di conseguenza nient'altro può
cominciare senza che noi lo decidiamo.
Tutto ciò, ovviamente, può accadere
(ed in realtà accade al di là della consapevolezza degli sciocchi)
in qualsiasi momento, non necessariamente nella data stabilita da
altri.
E' ingannevole, perchè il tempo non è
altro che una convenzione alla quale più o meno tutti fanno
riferimento, ma nessuno riesce a dimostrare che sia qualcosa di
uguale per tutti, quindi "vero".
Ho passato momenti in posti di lavoro
nei quali dovevo occuparmi di ripetere meccanicamente sempre quei
gesti, cercando la sensazione dello scorrere del tempo; ma ogni volta
che guardavo ciò che dovrebbe misurarlo, mi chiedevo come mai
quell'orologio fosse così "fermo".
Ho trascorso giorni lieti, spensierati,
in compagnia di belle persone, provando gioia, allegria e
spensieratezza, e quando quei giorni sono finiti non me ne sono
nemmeno accorto, quasi fossero passati dieci secondi.
E' altamente ipocrita, perchè quando
si dice che "oggi finisce l'anno vecchio e domani comincia
l'anno nuovo", si tenta di costringere le persone a fare
"bilanci", ovvero a riesaminare il passato per detestarne
le cose "disdicevoli", cercando di archiviarle nel cassetto
segreto delle vergogne o, peggio ancora, in quello delle "sfighe",
concedendo così al "caso" il potere assoluto sulla propria
esistenza.
E' evidente a chiunque sano di mente
che il passato non esiste più, ma ciononostante, quasi tutti si
sentono spinti a farlo rivivere nel modo più stupido possibile, e
cioè alimentando la paura che "quel passato" si ripeta.
Beh, dovrebbe risultare chiaro a tutti che la paura, che sia di
qualcosa che riteniamo importante o futile, non è la sensazione
ideale nella quale trovarsi.
Per quanto mi riguarda, l'unico passato
che vale la pena di far rivivere sarebbe quello di verdure cucinato
da mia nonna; ma prima bisognerebbe far rivivere la nonna, e questo è
attualmente impossibile agli umani, così com'è loro impossibile
dimostrare che il tempo sia “vero”.
L'altra faccia della medaglia, si
diceva, è quella dell'opportunità.
E' un peccato che siano così poche le
occasioni che vengono offerte alle persone appartenenti al nostro
genere di civiltà, di augurarsi qualcosa di buono.
E' un peccato, ma non è affatto
qualcosa di strano. Per chi vive qui, a questi ritmi e con le paure e
le psicosi che la “società” insegna e consegna alle menti dei
suoi civilizzati, potrebbe essere pericoloso rendersi conto
quotidianamente che augurarsi qualcosa di bello genera sentimenti di
gentilezza, affetto, gratitudine e bellezza. Sensazioni certamente
destabilizzanti per chi vorrebbe un gregge obbediente e mansueto.
Meglio inventarsi le Festività, ovvero alcuni giorni, non molti
ovviamente, convenzionalmente precisi e “puntuali”, durante i
quali “le pecorelle” possano sfogare istinti umani naturali,
taciuti, per non dire repressi, nei giorni “feriali”.
E visto che l'opportunità esiste, è
consigliabile non farsela sfuggire.
Auguro a me stesso e a tutti, nessuno
escluso, la Fortuna.
Qualsiasi genere di Fortuna ognuno
desideri, quella gli Auguro.
Che sia Fortuna negli affetti, negli
affari, nel lavoro, nella salute o in qualsiasi altro campo della
Vita, ognuno merita di ottenerla. Ma, soprattutto, Auguro a chiunque
di “farsi vedere” dalla Fortuna, perchè, non so come, si è
diffusa la falsa notizia che la Fortuna sia cieca, e che proceda nel
suo cammino guidata dal “caso”.
A forza di sentirsi ripetere per
millenni questa enorme falsità, sarebbe più corretto sostenere che
siano le persone ad essere diventate “cieche”, preferendo
ritenere “normale” augurarsi di non avere, per l'anno prossimo,
le “sfighe” dell'anno passato, piuttosto che cercare la Fortuna
qui, adesso, sempre.
Ognuno si senta libero di cercare e di
farsi trovare dalla Fortuna, perchè se lo vuole lo può.
“Le sue permutazion non hanno
triegue:
necessità la fa esser veloce;
sì spesso vien chi vicenda consegue.
Quest'è colei ch'è tanto posta in
croce
pur da color che ne dovrien dar lode
dandole biasmo a torto e mala voce;
ma ella s'è beata e ciò non ode:
con l'altre prime creature lieta
volve sua spera e beata si gode,”
Il Sommo Poeta – La Divina Commedia
(Inferno VII – 88/96)
P.S.: Dante scrive della Fortuna mentre
sta passando nell'inferno. E NON E' PER “CASO”.
Buona Fortuna a tutti!!!
Marco Bertelli