A cosa servono gli Amici? E' una
domanda che da millenni il genere umano si pone.
Beh, tre o quattro risposte se le è
anche date: per esempio, un amico serve per parlare, per confidarsi,
condividere esperienze, per “non sentirsi solo”.
Per aiutarsi, certo: “l'amico si vede
nel momento del bisogno”, direi che è il classico dei classici, la
definizione di “amico” per antonomasia, perchè un vero amico
aiuta sempre un suo amico in difficoltà.
Già, ma cosa succede quando non riesci
proprio ad aiutare un amico? Quando non hai proprio niente da dargli,
quando, anche se tu fossi l'uomo più ricco della terra, o il più
potente, non potresti fare nulla per lui, e nemmeno sacrificare la
tua vita servirebbe?
Continuano a raccontarci che viviamo
nell'epoca del progresso, della tecnologia, della ricchezza economica
(anche se, ogni tanto, qualche “crisi” ci intralcia), del
benessere e della salute; e quando veniamo a sapere che un nostro
amico, nel fiore degli anni e all'apice della salute, viene
improvvisamente affetto da un male misterioso e incurabile, secondo
“quelli che ce la raccontano” dovremmo credere che quel nostro
amico è stato solo “sfortunato”, e che noi, suoi amici
incolpevoli e impossibilitati a salvarlo, dobbiamo stargli vicino e,
compassionevoli, assisterlo e accompagnarlo al compiersi del suo
destino. Questo “deve fare l'amico”, altro non può. Del resto,
dicono sempre “quelli che ce la raccontano”, la coscienza di chi
resta “vivo” deve pur dormire tranquilla: come spesso ripetono,
“chi muore giace e chi vive si dà pace”.
Non esiste niente di peggio che
accontentarsi di certe spiegazioni, di “darsi pace” e credere che
quello che ci raccontano sia “la verità”.
Questo lo sanno benissimo anche gli
Amici di Fabrizio, detto “Brizio”.
Per loro era normale trovarsi assieme
nel loro Inter club, a Larino, nel Molise. Tanti amici assieme a
tifare per la loro squadra, vederla in televisione e ogni tanto
andare allo stadio; affrontare un viaggio, magari lungo, ma sempre
divertente comunque andasse a finire la partita. L'importante era
stare assieme. Fabrizio era sempre con loro, sempre pronto ad animare
la compagnia, a trovare uno spunto per una risata, a consolare quelli
affranti dopo una sconfitta, il primo a celebrare allegramente la
vittoria: era il leader, quello che arriva sempre prima, perchè è
sempre “avanti”, e che sa tenere le fila della combriccola. Tutti
lo rispettavano, lo ascoltavano e lo amavano.
E se il destino dei leader è quello di
essere sempre “avanti”, Fabrizio lo ha voluto essere in tutti i
sensi: un bel giorno, ha rivelato a tutti i suoi Amici di essere
irrimediabilmente devastato da un cancro che lui probabilmente sapeva
non l'avrebbe risparmiato.
“Lottare contro il male è una cosa
che devi fare da solo, ma quando hai al fianco chi ti vuole bene, non
è così doloroso”: più o meno questo deve avere pensato Fabrizio
nel breve tempo che la malattia gli aveva concesso.
“Forse si può ancora fare qualcosa,
è assurdo che uno se ne debba andare così”: più o meno questo
devono aver pensato i suoi Amici mentre, increduli, vedevano svanire
il corpo di Fabrizio.
La malattia, inesorabilmente, ha messo
a tacere tutti questi pensieri: Fabrizio è scomparso.
A che cosa servono gli Amici, se non
possono fare niente per salvare un Amico che lotta contro un male
incurabile? A niente.
A meno che tu non sia un Amico di
Fabrizio, e che tu ti senta talmente addolorato da una così grande
perdita, da capire che non è questa la domanda giusta da farsi.
Spesso non riusciamo a darci pace
perchè restiamo senza risposte di fronte ai grandi interrogativi che
la vita ci pone, ma forse non capiamo che basterebbe cambiare le
domande:
perchè il nostro Amico più caro ci ha
lasciato? Lui, che sempre era allegro, pieno di vita, se alla fine se
n'è andato non può essere invano. C'è qualcosa che dobbiamo fare
per lui, per noi, per quelli che sono rimasti qui, tra i vivi.
Oggi, gli Amici di Fabrizio, pur
continuando a tifare per la loro squadra di calcio preferita nel loro
Inter Club di Larino nel Molise, hanno istituito la Fondazione no
profit “Brizio”, che si occupa di raccogliere fondi per aiutare i
malati di cancro e la ricerca medica, l'informazione e i sistemi di
prevenzione della malattia che ha portato via il loro migliore Amico.
Gli Amici sono Amici per sempre, anche
quando se ne vanno via, lasciando il vuoto e il dolore a quelli che
sono rimasti quaggiù. E ti sono vicini comunque, insegnandoti ad
aiutare chi soffre di una malattia terribile, inesorabile ed
ingiusta, che, nonostante il progresso ed il benessere che ci vengono
venduti da “quelli che ce la raccontano”, si fa ancora fatica,
inspiegabilmente, a sconfiggere.
L'associazione “Brizio”, come è
destino di chi si occupa di cose “scottanti” come combattere
certe malattie, deve lottare per aiutare chi deve affrontare cure
costose, trasferte disagevoli ed altre problematiche.
Deve lottare per informare,
sensibilizzare, aiutare a prevenire.
Lo fa grazie alle donazioni di
volontari che capiscono che donare è importante: lo è per gli
“altri”, ma fa tanto bene anche a “se' stessi”. Tanti lo
hanno capito e, sono certo, tanti altri lo capiranno.
Lo fa anche grazie a Fabrizio, sempre
vivo nei loro Cuori.
Del resto, a cosa servono gli Amici?
Dedicato a Fabrizio, che purtroppo non
ho mai conosciuto, a Massimo, Luigi e agli altri Amici
dell'Associazione “Brizio” di Larino (CB) che, invece, ho avuto
la Fortuna di conoscere.
Marco Bertelli
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