Non appena il display a fianco della porta
dell'ambulatorio medico, davanti al quale era in attesa, segnò il suo
numero, lui si precipitò all'interno dello studio, incurante del rumore
roboante che aveva provocato il suo semplice spingere in basso e poi in
avanti la maniglia della porta, che ora, dopo essere stata rapidamente
richiusa, traballava a causa dello spostamento d'aria che
quell'impetuoso movimento aveva provocato.
Era troppo agitato. Entrò quasi trafelato, nonostante l'attesa di prima non richiedesse alcun movimento particolare.
Proclamò a voce alta e senza alcun convenevole di rito: "Dottore, la prego, mi guarisca!!!".
Il
medico, che stava ancora completando le operazioni di archiviazione al
computer della visita precedente, non fu attratto nè dal fragoroso
rumore dell'insolita irruzione del paziente, nè dalla preghiera che,
lanciata ad alto volume, aveva interrotto la quiete che faceva parte
delle "regole" del suo lavoro.
Restò
all'apparenza indifferente, il Medico. Diede una occhiata di sfuggita al
paziente, tanto per capire chi fosse, e poi, tranquillamente, facendo
cenno al paziente di accomodarsi sulla sedia di fronte a lui, disse: "Mi
dica".
E impetuoso come un'onda nel
mare agitato, lui riprese: "Mi dica...???, Mi guardi, piuttosto!!! Non
vede che razza di macchia ho sulla faccia??? Le sembra normale che
stamattina al risveglio mi sia ritrovato questa roba in faccia??? Non
vede che disastro????"
Il Medico,
allora, aggiustatosi meglio gli occhiali sul naso, lo osservò più
attentamente, ma solo per qualche breve istante. Tornò ad assumere
un'atteggiamento apparentemente più distaccato e, impassibilmente,
disse: "Si, ho visto..... ma, scusi, lei che vuole da me?"
Lui
rimase interdetto, incapace di comprendere il motivo di una risposta
così incredibile: un po' come avesse chiesto ad un passante "scusi, sa
mica l'ora?" e quello avesse risposto, andandosene, "certo che la
so!!!".
Per un attimo il paziente pensò
di addebitare quello strano atteggiamento del Medico, all'impudente e
poco riverente comportamento che egli stesso aveva assunto all'ingresso.
In effetti, tutto quel frastuono, senza nemmeno un saluto al "padrone
di casa", e la perentorietà di un "mi guarisca!!!" pronunciato ad alta
voce, non dovevano aver fatto buona impressione.
Durò pochi fuggevoli istanti questo suo pensiero, perchè fu il Medico, stavolta, a rompere il silenzio.
Si
alzò quasi di scatto dalla sedia, mentre scrutava severo gli occhi del
paziente ora muto, si diresse verso la finestra che dava sul giardino,
e, le mani unite dietro la schiena, dando le spalle al paziente,
cominciò:
"Mi guarisca!!!... Dottore,
sono malato, ci pensi lei!!!", disse con evidente tono ironico, con
l'intento di sfottere bonariamente la categoria dei pazienti tutti.
"Malato...
ma malato di che? Lei crede che la macchia che le è comparsa sul viso
stamane sia una malattia, non è vero?" Chiese voltandosi di scatto verso
il paziente.
"Beh, veramente... non
saprei... sono qui perchè vorrei guarire e non vedere più questa
macchia" rispose lui, "pensavo che, dopo avermi esaminato, lei mi
avrebbe ordinato dei farmaci, e che quei farmaci mi avrebbero fatto
tornare normale".
Il Medico, allora,
tanto per rendere ancora più surreale il tenore della conversazione, che
si stava sostituendo ormai all' ordinaria visita medica, si girò di
nuovo, viso alla finestra, e irruppe in una fragorosa quanto sincera
risata. "Aahahahahah!!! Allora è questo che lei vuole!!!!", disse
sostenuto dall'onda del riso, "Lei stamattina si sveglia con un sintomo,
e tutto quello che le serve, secondo lei, è un farmaco che cancelli il
sintomo dalla sua vista, facendola così tornare.... normale".
Lui,
il paziente, colto di sorpresa, si sentiva affondare nella sedia, non
riusciva a seguire il discorso, era sopraffatto dallo smarrimento. "Come
sarebbe a dire sintomo?", Chiese timidamente, "Cos'altro è questa
brutta macchia se non una malattia che lei mi dovrebbe aiutare a
curare?".
Il Medico riacquistò la serietà che si impone alla sua professione, e giratosi di nuovo verso l'interlocutore, riprese:
"Cellule.
Noi siamo miliardi e miliardi di cellule. Ogni volta che ci guardiamo
allo specchio ci consideriamo per come la nostra immagine si riflette,
ma non ci consideriamo mai per come siamo composti. Pensiamo, ogni volta
che siamo davanti ad uno specchio, che sia una persona sola quella che
si sta guardando, in realtà sono miliardi e miliardi, e sono tutte lì,
in quell'immagine, e tutte che si credono la stessa persona, che vedono
la stessa immagine e che pensano la stessa identica cosa di
quell'immagine. Stamattina, lei, guardandosi allo specchio, ha scoperto
una cosa straordinaria. Alcune delle sue cellule, evidentemente
scontente di come lei le tratta, hanno indetto una manifestazione di
protesta, e si sono riunite proprio lì, in bella vista sul suo viso.
Sono cellule scontente, sono le cellule precarie
del suo corpo, vengono da tutto il suo corpo, dai piedi, dalle braccia,
dalla schiena, insomma da tutto lei stesso. Protestano per come lei le
tratta, forse per quello che mangia, forse per le abitudini stressanti
che la sua vita quotidiana, in modo scorretto, impone al suo corpo e,
quindi, a tutti i suoi miliardi di cellule. Lei mi chiede di farle
sparire, ma forse sarebbe meglio ascoltarle, perchè queste cellule
vogliono parlare a lei".
Lui, il
paziente, era ormai di sasso, con gli occhi sbarrati. Preso dalle
immagini surreali che il Medico aveva così vividamente materializzato
nel suo animo, non sapeva più se era spettatore di un racconto di
fantascienza, o se ne era il protagonista.
Il
Medico aveva capito che il suo paziente era disorientato. Si era quasi
compiaciuto, il Dottore, di quella sua prolusione così fuori dalle
righe, ma d'altronde, era fuori dalle righe anche il modo con cui la
visita si era delineata, fin dal momento dell'irruzione del paziente in
studio.
Si rigirò ancora, viso alla
finestra, e cercando di risvegliare dal torpore il paziente, disse:
"Spero abbia capito che il suo caso abbisogna di approfondimenti.
Potrei, sì, prescriverle alcuni farmaci che possono lenire gli effetti
visivi del fenomeno che lei manifesta, lo potrei fare come lo potrebbe
fare qualunque farmacista, ma forse lei, che ha detto di essere malato,
vorrebbe davvero guarire, non è vero?."
La
domanda, sospesa nell'aria, stava attendendo la risposta del paziente, e
il medico, nell'attesa, si era per un attimo distratto, incuriosito dei
colori del giardino su cui si affacciava la finestra dello studio.
Rimase alcuni istanti ad ammirare la luminosità di quei bellissimi
colori, che risaltavano, sgargianti, sotto la luce del tiepido sole
d'aprile.
Non avvertendo cenni di
risposta alcuna da parte del paziente, il Medico si girò, e, con suo
grande stupore, si accorse di essere rimasto solo.
Non
seppe indovinare se il paziente se n'era andato perchè troppo confuso
o, semplicemente, perchè illuminato dall'idea che anche il farmacista
avrebbe potuto cancellare la macchia sul suo viso.
Si limitò a pensare: "Non si poteva fare a meno di notarlo quando è entrato, non si riusciva a sentirlo quand'è uscito"
Marco Bertelli