Guardo fuori dalla finestra: c'è un
cielo che sembra non essere mai cambiato da quando l'autunno, sei
mesi fa, ha spezzato l'estate. Sembra che la stagione della
fioritura, quest'anno, abbia deciso di donare le sue delizie ad un
pianeta diverso da quello che vedo dal mio balcone. Alla primavera
non va proprio di passare da noi. O forse aspetta che siamo noi a
pregarla, come una bella donna che ha deciso di vedere quanto riesce
a far battere il cuore del suo amante.
Sembra esserci una sconcertante
analogia tra l'anomalo grigio del cielo di questo aprile, e l'ancor
più cupo grigio che si è insinuato nell'animo degli abitanti di
questo pianeta/penisola che galleggia al centro del Mediterraneo. Il
cielo grigio, l'aria fredda di un inverno non ancora stanco e le
estenuanti piogge, contrastano con la pagina del calendario, aperta
oggi sul mese di aprile.
Sembra la metafora di quello che
succede alle persone. Lo si rivede, questo contrasto, anche nelle
vicende politiche, che ci parlano di spaccature, divisioni,
disaccordi. E' il riflesso di quello che siamo dentro. Un riflesso
che non vorremmo vedere, perchè ci da fastidio, ma ogni volta che
cerchiamo di non vederlo, mentiamo a noi stessi, e anziché stare
meglio, non guardando in faccia a quello che ci ferisce, stiamo
peggio. Non possiamo sfuggire a noi stessi, a nulla ci serve dare la
colpa del nostro malessere al politico che non abbiamo votato, o alla
primavera che non si decide ad arrivare. I contrasti che vediamo
fuori di noi, li abbiamo provocati noi, perchè in realtà sono
dentro di noi. Ma a noi italianucci di tutte le latitudini piacciono
i contrasti, le dispute, le schermaglie. Cimentarsi in un dibattito
aspro e magari infarcito di insulti e di qualche improbabile
acrobazia logico-filosofica da bar, per noi italici è il massimo.
C'è chi prospera su questo “sport nazionale”, ahimè non ancora
diventata disciplina olimpica. Nuovi partiti che nascono per
alimentare contrasti, con la scusa che “dobbiamo cambiare le cose”
(guardandosi bene dal dire che in realtà prima deve cambiare la
coscienza collettiva), e vecchi partiti che non vedevano l'ora che
nascessero i nuovi, per prolungare la loro sopravvivenza che ormai
sembrava compromessa. Gli uni esistono e sopravvivono solo grazie
agli altri. E' un giochino vecchio come il cucco, ma che funziona
ancora benissimo:
“Il paese esprime sempre una volontà
di cambiamento, e questa è la miglior garanzia dell'immutabilità
politica. Basta non cambiare mai, di modo che il popolo possa
continuare ad esprimere la sua volontà di cambiamento”.
Così lo descrive con magnifica
semplicità il grande Scrittore Stefano Benni.
Ci sono Scrittori, in particolar modo
certi Poeti, che vedono dove la gente cosiddetta “comune” non
riesce a vedere. Non è affatto un caso che molti di loro incorrano
nelle persecuzioni che i politici che detengono il “potere”,
scagliano verso di loro. Questo perchè sanno che i Poeti possiedono
quel modo di vedere le cose che, se si diffondesse tra la gente,
potrebbe essere destabilizzante al punto di cambiare veramente le
cose.
Ma questa è solo una mia personale
riflessione, ovviamente, e molti di quelli che la leggono,
naturalmente, stenteranno non poco a farla propria, preferendo
pensare che i contrasti e le divisioni che frequentemente vediamo in
tv e leggiamo sui giornali e sul web, siano un problema dovuto al
malcostume, alla malapolitica, alla maleconomia, al “male” in
generale, insomma, di cui siamo vittime in questo triste periodo di
“Crisi”. E' normale sia così, altrimenti Benni non avrebbe
scritto la frase sopra citata. Non importa. Io credo che un giorno,
tutti riusciremo a comprendere questo meccanismo infernale che ci
intrappola, e magari riusciremo a dare il significato che merita a
una meravigliosa Poesia come questa:
Berimbau
Un uomo che è buono non tradisce
Quell'amore che desidera il suo bene
Chi troppe volte dice che se ne va, mai se ne va
E così, come non se ne andrà,
Chi troppe volte dice che se ne va, mai se ne va
Mai più tornerà
Chi da dentro di se' non esce
Morirà senza aver mai amato nessuno
Il denaro di chi denaro non da
è il lavoro di chi denaro non ha
Un buon Capoeira non cade mai
E se un giorno cadesse
Cadrebbe bene
Capoeira mi ha mandato a dire
Che sta arrivando
Arriva per combattere
Il Berimbau mi ha confermato
Ci sarà da lottare per l'Amore
“Tristezza, amico mio”
Se non ci fosse il Dolore che da
Se non ci fosse la Sofferenza
Se non ci fosse il Pianto
Sarebbe meglio che nulla più esistesse
Ho amato tantissimo
Quello che ho sofferto a causa dell'Amore
Nessuno ha mai sofferto
Ho pianto, ho perso la mia Pace
Ma ciò che ora so
E' che nessuno hai mai avuto tanto
Quanto io ho
Grazie Poeta!!!
Marco Bertelli
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