lunedì 1 aprile 2013

Il Poeta

Guardo fuori dalla finestra: c'è un cielo che sembra non essere mai cambiato da quando l'autunno, sei mesi fa, ha spezzato l'estate. Sembra che la stagione della fioritura, quest'anno, abbia deciso di donare le sue delizie ad un pianeta diverso da quello che vedo dal mio balcone. Alla primavera non va proprio di passare da noi. O forse aspetta che siamo noi a pregarla, come una bella donna che ha deciso di vedere quanto riesce a far battere il cuore del suo amante.
Sembra esserci una sconcertante analogia tra l'anomalo grigio del cielo di questo aprile, e l'ancor più cupo grigio che si è insinuato nell'animo degli abitanti di questo pianeta/penisola che galleggia al centro del Mediterraneo. Il cielo grigio, l'aria fredda di un inverno non ancora stanco e le estenuanti piogge, contrastano con la pagina del calendario, aperta oggi sul mese di aprile.
Sembra la metafora di quello che succede alle persone. Lo si rivede, questo contrasto, anche nelle vicende politiche, che ci parlano di spaccature, divisioni, disaccordi. E' il riflesso di quello che siamo dentro. Un riflesso che non vorremmo vedere, perchè ci da fastidio, ma ogni volta che cerchiamo di non vederlo, mentiamo a noi stessi, e anziché stare meglio, non guardando in faccia a quello che ci ferisce, stiamo peggio. Non possiamo sfuggire a noi stessi, a nulla ci serve dare la colpa del nostro malessere al politico che non abbiamo votato, o alla primavera che non si decide ad arrivare. I contrasti che vediamo fuori di noi, li abbiamo provocati noi, perchè in realtà sono dentro di noi. Ma a noi italianucci di tutte le latitudini piacciono i contrasti, le dispute, le schermaglie. Cimentarsi in un dibattito aspro e magari infarcito di insulti e di qualche improbabile acrobazia logico-filosofica da bar, per noi italici è il massimo. C'è chi prospera su questo “sport nazionale”, ahimè non ancora diventata disciplina olimpica. Nuovi partiti che nascono per alimentare contrasti, con la scusa che “dobbiamo cambiare le cose” (guardandosi bene dal dire che in realtà prima deve cambiare  la coscienza collettiva), e vecchi partiti che non vedevano l'ora che nascessero i nuovi, per prolungare la loro sopravvivenza che ormai sembrava compromessa. Gli uni esistono e sopravvivono solo grazie agli altri. E' un giochino vecchio come il cucco, ma che funziona ancora benissimo:
“Il paese esprime sempre una volontà di cambiamento, e questa è la miglior garanzia dell'immutabilità politica. Basta non cambiare mai, di modo che il popolo possa continuare ad esprimere la sua volontà di cambiamento”.
Così lo descrive con magnifica semplicità il grande Scrittore Stefano Benni.
Ci sono Scrittori, in particolar modo certi Poeti, che vedono dove la gente cosiddetta “comune” non riesce a vedere. Non è affatto un caso che molti di loro incorrano nelle persecuzioni che i politici che detengono il “potere”, scagliano verso di loro. Questo perchè sanno che i Poeti possiedono quel modo di vedere le cose che, se si diffondesse tra la gente, potrebbe essere destabilizzante al punto di cambiare veramente le cose.
Ma questa è solo una mia personale riflessione, ovviamente, e molti di quelli che la leggono, naturalmente, stenteranno non poco a farla propria, preferendo pensare che i contrasti e le divisioni che frequentemente vediamo in tv e leggiamo sui giornali e sul web, siano un problema dovuto al malcostume, alla malapolitica, alla maleconomia, al “male” in generale, insomma, di cui siamo vittime in questo triste periodo di “Crisi”. E' normale sia così, altrimenti Benni non avrebbe scritto la frase sopra citata. Non importa. Io credo che un giorno, tutti riusciremo a comprendere questo meccanismo infernale che ci intrappola, e magari riusciremo a dare il significato che merita a una meravigliosa Poesia come questa:

Berimbau


Un uomo che è buono non tradisce
Quell'amore che desidera il suo bene
Chi troppe volte dice che se ne va, mai se ne va
E così, come non se ne andrà,
Mai più tornerà
Chi da dentro di se' non esce
Morirà senza aver mai amato nessuno
Il denaro di chi denaro non da
è il lavoro di chi denaro non ha
Un buon Capoeira non cade mai
E se un giorno cadesse
Cadrebbe bene
Capoeira mi ha mandato a dire
Che sta arrivando
Arriva per combattere
Il Berimbau mi ha confermato
Ci sarà da lottare per l'Amore
“Tristezza, amico mio”


Se non ci fosse l'Amore
Se non ci fosse il Dolore che da
Se non ci fosse la Sofferenza
Se non ci fosse il Pianto
Sarebbe meglio che nulla più esistesse


Io ho amato
Ho amato tantissimo
Quello che ho sofferto a causa dell'Amore
Nessuno ha mai sofferto
Ho pianto, ho perso la mia Pace
Ma ciò che ora so
E' che nessuno hai mai avuto tanto
Quanto io ho


Vinicius de Moraes

Grazie Poeta!!!

 
Marco Bertelli








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