martedì 14 gennaio 2014

(Dolce) Stil Novo


Avevo dormito troppo, o bevuto troppo poca acqua, chissà.
A creder tutto ciò grave fatica, ben so, mi si farà.
Però quel giorno, grasso di carnevale,
tutto mi sembrava fuor che invernale.

Non sol l'umani, ma anche Natura s'era travestita,
tal che il cònsono inverno parea estate smarrita;
ornata, sì com'era, del Sol i raggi e a fior agghindata,
dall'emisfer di Rio me la credei emigrata

fin qua giù per ammirar tenzone,
come s'usa, delle maschere al veglione,
ove scherzar è d'uopo, e far di sé gran mostra
assai è caro a chi fa rotar giostra

su cui salir di troppi è l'ambizione,
per cui al disìo valga consolazione
pe'l popol, che i soli pochi eletti,
da lui sien designati e non a lui dispetti.

Qui al popolo convien democrazia,
non certo sommission pacata e ria
e se a tenzon di maschera tu non puoi gareggiare
il giusto eletto tuo con fida speme potrai tifare.

Così, l'abiti più sgargianti fur cuciti
per quei ch'eran di tasca i più forniti,
visi posticci a posticci visi sovrapposti
che qual dei due non so, piacean nascosti

Però tutti di gran lusso s'atteggiavano
fin anco colà ove in favella marcivano
anzi, un di lor di questo fece gran dileggio
a quei ch'azzardavan meglio al peggio

“A carneval, si sa, vince lo scherzo
chi serio si fa, al massimo vien terzo
quindi il primato non lo si può negare
a chi lo mal parlar vuol sventolare”

E il popol tutto rise di gran cuore
e tal maschera coprì di grande onore.
Avea ei sì ben colto lo spirto della festa
che il dì seguente non prese ceneri in testa,

ed ei, cui la maschera non fu tolta,
di essa s'invaghì e della gente molta,
che non si diede pensier alcun di scontentare,
tenendo sua favella ben volgare.

Chi sa maneggiar folle lo sa e vanta
del suo conoscer ben la folla tanta,
che viene lusingata e mai si desta
quando lusinghe nel sogno suo fanno festa.

Così, senza considerar tributo che pagar deve
a sua mercè stessa, la folla mangia e beve
dal piatto e calice che gli vien porto
non discernendo mai se a ragion o a torto,

chè ha avuto ciò che vuole
nuovo cibo, non parole,
quelle non son nutrimento
ma illusorio stordimento.

Carneval or è tutto l'anno
senza frode senz'inganno,
qual sia la maschera che tiene
quel poter che va e che viene.


Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”
Dante – Inferno XXVI


Marco Bertelli