Il bimbo teneva per mano il padre.
Insieme camminavano per l'immenso Luna park ai limiti della città.
Era la sua festa, e il suo babbo gli aveva promesso che quel
pomeriggio avrebbe accondisceso ad ogni suo desiderio. Così il bimbo
si era già fatto un paio di giri in giostra ed aveva già consumato
la sua frittella dolce ed un bel cono gelato. Il pomeriggio era
ancora lungo. Aveva in mente di comprarsi un palloncino rosso e si
stava dirigendo verso il suo prossimo sfizio, quando la sua
attenzione fu accalappiata da un curioso signore che vestiva un
buffissimo frac di un paio di taglie superiori alla sua tozza
corporatura, che davanti ad un grande tendone azzurro strillava
allegramente e con assai poco colto lessico, di fronte ad un
capannello di persone che là si erano radunati incuriositi.
“Venghino, venghino Siore e Siori!!! Entrate a vedere le nostre
spetacolari attrassioni!!! Abbiamo Fenomeni da tutto il mondo: Donne
cannone contorsioniste, nani trapesisti che raccontano barzelette
mentre volteggiano nel'aria, e gli incredibili uomini verdi!!! Ebbene
si, Siori!!! Gli autentici uomini verdi che nessuno al mondo aveva
mai visto, ce li abbiamo noi!!! Venite, entrate!!!”. Ora, di donne
cannone e di acrobati comici di bassa statura se n'erano visti
parecchi nei Luna Park, e non erano certo una novità molto
attraente, giusto la curiosità di vederli per una volta poteva
convincere qualcuno ad entrare nel tendone azzurro, ma gli uomini
verdi, beh, quelli erano proprio una novità assoluta. La folla
davanti al tendone azzurro aumentava sempre più, per tutto il Luna
Park si stava spargendo la voce di questa nuova attrazione, e il
bimbo aveva dimenticato il palloncino che voleva comprare; ora voleva
vedere questi misteriosi uomini verdi. Il babbo non poteva dire di
no, avrebbe contravvenuto alla sua promessa e deluso il figlio, ma
l'idea di entrare in quel tendone non lo convinceva per niente, aveva
come la sensazione che ci fosse qualcosa di poco edificante nel
portare il bimbo a vedere quei fenomeni da baraccone, ma per poter
accontentare il figlio si sforzò di soffocare quel suo istinto.
Quella sensazione strana salì di intensità non appena entrarono
nell'ampio tendone, quando si accorse che il pubblico era composto
esclusivamente da padri come lui che erano tenuti per mano da
figlioletti come il suo. Non seppe spiegarsi il perchè, ma vide che
la stessa inquietudine che egli provava era stampata tale e quale sui
visi degli altri papà, imbarazzati come lui, e come lui incapaci di
condividere l'entusiasmo che pervadeva i bimbi, impazienti, al
contrario dei rispettivi padri, di vedere lo spettacolo. E lo
spettacolo cominciò.
Il primo numero non ebbe grande
successo tra i bimbi, si trattava della donna cannone contorsionista,
una bella ragazza indubbiamente, vestita in abiti succinti che fumava
una strana sigaretta mentre danzava sinuosamente al ritmo di una
musica orientaleggiante, al termine della quale si faceva chiudere
dentro una valigia per poi farsi trasportare fuori dal suo
assistente, che somigliava tantissimo allo strillone in frac davanti
al tendone. I bimbi rimasero quasi impassibili, non comprendendo
forse lo “spirito” dell'esibizione, mentre i padri, sempre più
nervosi, si guardavano tra loro accennando un mezzo sorriso d'intesa,
che però tradiva un evidente imbarazzo.
Il secondo numero, invece, fu un
successo. Il nano trapezista, stranamente somigliante allo strillone
in frac davanti al tendone, saliva su per una relativamente alta
impalcatura e afferrato un trapezio cominciava a dondolarsi, a fare
salti mortali e piroette. Spesso, quando lasciava il trapezio, nel
tentativo di riafferrarlo, mancava la presa e precipitava nella rete
sottostante, che lo faceva rimbalzare e lo restituiva al pubblico
bello, sano, integro e sorridente, e lui, prima di arrampicarsi di
nuovo sull'impalcatura, raccontava una barzelletta, tanto per far
dimenticare la figuraccia. I bambini sembrava impazzissero dalle
risate, non certo per la comicità (assai difficile da cogliere)
delle battute di quell'attempato nanetto, ma più che altro per i
buffi ruzzoloni che questi faceva nella rete ogniqualvolta ci
cascava.
Il nervosismo, invece, si faceva sempre
più tangibile tra i papà, i quali, per riuscire a rendere credibili
le loro finte risate, facevano grossi sforzi di petto, cercando
complicità nello sguardo degli altri colleghi genitori.
Ma ormai era giunto il momento della
grande attrazione. Il sipario rimase chiuso per qualche lungo
istante, mentre dietro si preparava il palcoscenico. Qualcuno
riusciva a scorgere dietro la tenda rossa che qualcuno, pare fosse lo
strillone in frac che stava davanti al tendone, ripuliva lo scenario
dalle impalcature servite per il numero precedente. All'improvviso,
senza squilli di trombe o presentazioni introduttive, si aprì il
sipario. Di fronte al pubblico si parò un gruppo di una decina di
personaggi completamente verdi, dalla testa ai piedi. Verdi non erano
solo i loro vestiti, ma anche la loro pelle, i loro capelli, le loro
unghie, persino gli occhiali che alcuni di loro indossavano erano
verdi, sia nella montatura che nelle lenti. L'unico sul palco che non
era verde era un maialino rosa che era tenuto al guinzaglio (verde
anche quello) da uno degli ometti verdi che, con un sorriso
leggermente ebete, reggeva un cartello, scritto ovviamente in verde,
che recava una misteriosa frase di cui a malapena si leggeva il
contenuto, una sorta di minaccia sconnessa nei confronti di una
religione straniera. Gli uomini verdi erano sul palco fermi,
muti e con lo sguardo perso nel vuoto. Muti erano anche gli
spettatori, che ancora non capivano bene in cosa consistesse lo
spettacolo al quale stavano assistendo. All'improvviso da dietro il
palco si levò una musica. Era una famosa aria tratta da un'opera
lirica, il cui autore non poteva che chiamarsi Verdi. Ed ecco che,
quasi automaticamente, gli uomini verdi sul palco si animarono e
presero a muoversi in maniera scoordinata, nel goffo tentativo di
accompagnare i loro gesti con la musica in sottofondo. In particolare
ce n'era uno, che doveva essere il loro capo, che si mise ad emettere
strani suoni gutturali che volevano essere frasi compiute, ma che,
forse a causa del sigaro (verde) che stranamente teneva spento in
bocca, risultavano a tutti incomprensibili. Si capivano a malapena
solo le ultime sillabe: “... uro!!!”, “... dània!!!”,
“...drona!!!”. Quello che era ben comprensibile, invece, era il
gesto che faceva con la mano: era il classico dito medio che agitava
davanti al pubblico, e che suscitava l'eccitazione di tutti gli
uomini verdi assieme a lui sul palco. Il numero si trascinava tra le
risate dei bimbi e la crescente e strana inquietudine dei padri, ma
ad un certo punto ci fu il colpo di scena. Fece irruzione sul palco
uno strano ometto che indossava un mantello nero. L'ometto reggeva un
grosso secchio colmo d'acqua, e si parò davanti agli uomini verdi.
Giusto un attimo prima di gettare l'acqua del secchio addosso a loro,
l'ometto col mantello si rivolse con un ghigno beffardo ed una
risatina sadica verso il pubblico e tutti poterono riconoscerlo, si
trattava dello strillone che stava davanti al tendone. L'acqua si
riversò come un'enorme onda marina sugli uomini verdi, che si
bloccarono all'istante, mentre la fredda acqua sferzava i loro corpi.
Solo il maialino rosa riuscì a sottrarsi, svelto, all'ondata gelata,
liberandosi dal guinzaglio e scappando dal palcoscenico. E fu a
questo punto che accadde l'incredibile. L'acqua che colava dai visi
degli uomini verdi trasportava con se' anche il colore che essi
spacciavano per quello naturale dei loro volti, rivelando la
normalità della loro natura umana. I bimbi presero a ridere a
crepapelle nel vedere le facce degli ormai ex uomini verdi con
un'espressione di sconsolato stupore dipinta addosso, ma lo
spettacolo non era ancora finito. Non appena i bimbi ebbero finito di
asciugarsi le lacrime che le grasse irrefrenabili risate avevano
fatto sgorgare dai loro occhi, si accorsero che c'era qualcosa di
strano e di nuovo nella facce degli uomini (non più) verdi. I loro
visi erano esattamente quelli dei loro padri. Per un attimo
credettero di sognare. Poi, tanto per rendersi ben conto se lo
spettacolo davanti ai loro occhi fosse davvero reale, guardarono in
faccia i loro padri e videro che erano sempre gli stessi, solo con
quella stessa espressione di sconsolato stupore di quelli del palco
dipinta sui loro visi, diventati di un colore verde-rabbia. Intanto
l'ambiente si era fatto improvvisamente irreale; mentre gli uomini
non più verdi sul palco restavano immobili e muti, simili a statue
di sale, i padri guardavano i figli con gli occhi di qualcuno che
cercava compassione e perdono. I bimbi non capirono di cosa avrebbero
dovuto ritenere colpevoli i padri, capirono solo che lo spettacolo
era finito. Ciascuno di loro trascinò fuori il padre consolandolo:
“Va bene, non importa, se non ti piace questo posto non ti ci
porterò più”. Uscirono in silenzio dalla parte opposta da
dov'erano entrati. Una volta in strada, però, non poterono fare a
meno di sentire la voce dello strillone davanti al tendone:
“Venghino, venghino Siore e Siori!!! Più gente entra e più bestie
si vedono!!!”
P.S.: il presente articolo era stato da me scritto circa un anno fa, per il sito Ereticamente.it, in occasione dello scandalo che coinvolse la lega nord. Oggi si va alle urne per eleggere il nuovo parlamento e il nuovo presidente del consiglio. Ho pensato che questa storia andasse benissimo per descrivere la situazione politica generale attuale. Gli "uomini verdi", in fondo, non sono soltanto quelli della lega.... o no?
Marco Bertelli
Nessun commento:
Posta un commento