domenica 24 febbraio 2013

Circus

Il bimbo teneva per mano il padre. Insieme camminavano per l'immenso Luna park ai limiti della città. Era la sua festa, e il suo babbo gli aveva promesso che quel pomeriggio avrebbe accondisceso ad ogni suo desiderio. Così il bimbo si era già fatto un paio di giri in giostra ed aveva già consumato la sua frittella dolce ed un bel cono gelato. Il pomeriggio era ancora lungo. Aveva in mente di comprarsi un palloncino rosso e si stava dirigendo verso il suo prossimo sfizio, quando la sua attenzione fu accalappiata da un curioso signore che vestiva un buffissimo frac di un paio di taglie superiori alla sua tozza corporatura, che davanti ad un grande tendone azzurro strillava allegramente e con assai poco colto lessico, di fronte ad un capannello di persone che là si erano radunati incuriositi. “Venghino, venghino Siore e Siori!!! Entrate a vedere le nostre spetacolari attrassioni!!! Abbiamo Fenomeni da tutto il mondo: Donne cannone contorsioniste, nani trapesisti che raccontano barzelette mentre volteggiano nel'aria, e gli incredibili uomini verdi!!! Ebbene si, Siori!!! Gli autentici uomini verdi che nessuno al mondo aveva mai visto, ce li abbiamo noi!!! Venite, entrate!!!”. Ora, di donne cannone e di acrobati comici di bassa statura se n'erano visti parecchi nei Luna Park, e non erano certo una novità molto attraente, giusto la curiosità di vederli per una volta poteva convincere qualcuno ad entrare nel tendone azzurro, ma gli uomini verdi, beh, quelli erano proprio una novità assoluta. La folla davanti al tendone azzurro aumentava sempre più, per tutto il Luna Park si stava spargendo la voce di questa nuova attrazione, e il bimbo aveva dimenticato il palloncino che voleva comprare; ora voleva vedere questi misteriosi uomini verdi. Il babbo non poteva dire di no, avrebbe contravvenuto alla sua promessa e deluso il figlio, ma l'idea di entrare in quel tendone non lo convinceva per niente, aveva come la sensazione che ci fosse qualcosa di poco edificante nel portare il bimbo a vedere quei fenomeni da baraccone, ma per poter accontentare il figlio si sforzò di soffocare quel suo istinto. Quella sensazione strana salì di intensità non appena entrarono nell'ampio tendone, quando si accorse che il pubblico era composto esclusivamente da padri come lui che erano tenuti per mano da figlioletti come il suo. Non seppe spiegarsi il perchè, ma vide che la stessa inquietudine che egli provava era stampata tale e quale sui visi degli altri papà, imbarazzati come lui, e come lui incapaci di condividere l'entusiasmo che pervadeva i bimbi, impazienti, al contrario dei rispettivi padri, di vedere lo spettacolo. E lo spettacolo cominciò.
Il primo numero non ebbe grande successo tra i bimbi, si trattava della donna cannone contorsionista, una bella ragazza indubbiamente, vestita in abiti succinti che fumava una strana sigaretta mentre danzava sinuosamente al ritmo di una musica orientaleggiante, al termine della quale si faceva chiudere dentro una valigia per poi farsi trasportare fuori dal suo assistente, che somigliava tantissimo allo strillone in frac davanti al tendone. I bimbi rimasero quasi impassibili, non comprendendo forse lo “spirito” dell'esibizione, mentre i padri, sempre più nervosi, si guardavano tra loro accennando un mezzo sorriso d'intesa, che però tradiva un evidente imbarazzo.
Il secondo numero, invece, fu un successo. Il nano trapezista, stranamente somigliante allo strillone in frac davanti al tendone, saliva su per una relativamente alta impalcatura e afferrato un trapezio cominciava a dondolarsi, a fare salti mortali e piroette. Spesso, quando lasciava il trapezio, nel tentativo di riafferrarlo, mancava la presa e precipitava nella rete sottostante, che lo faceva rimbalzare e lo restituiva al pubblico bello, sano, integro e sorridente, e lui, prima di arrampicarsi di nuovo sull'impalcatura, raccontava una barzelletta, tanto per far dimenticare la figuraccia. I bambini sembrava impazzissero dalle risate, non certo per la comicità (assai difficile da cogliere) delle battute di quell'attempato nanetto, ma più che altro per i buffi ruzzoloni che questi faceva nella rete ogniqualvolta ci cascava.
Il nervosismo, invece, si faceva sempre più tangibile tra i papà, i quali, per riuscire a rendere credibili le loro finte risate, facevano grossi sforzi di petto, cercando complicità nello sguardo degli altri colleghi genitori.
Ma ormai era giunto il momento della grande attrazione. Il sipario rimase chiuso per qualche lungo istante, mentre dietro si preparava il palcoscenico. Qualcuno riusciva a scorgere dietro la tenda rossa che qualcuno, pare fosse lo strillone in frac che stava davanti al tendone, ripuliva lo scenario dalle impalcature servite per il numero precedente. All'improvviso, senza squilli di trombe o presentazioni introduttive, si aprì il sipario. Di fronte al pubblico si parò un gruppo di una decina di personaggi completamente verdi, dalla testa ai piedi. Verdi non erano solo i loro vestiti, ma anche la loro pelle, i loro capelli, le loro unghie, persino gli occhiali che alcuni di loro indossavano erano verdi, sia nella montatura che nelle lenti. L'unico sul palco che non era verde era un maialino rosa che era tenuto al guinzaglio (verde anche quello) da uno degli ometti verdi che, con un sorriso leggermente ebete, reggeva un cartello, scritto ovviamente in verde, che recava una misteriosa frase di cui a malapena si leggeva il contenuto, una sorta di minaccia sconnessa nei confronti di una religione straniera. Gli uomini verdi erano sul palco fermi, muti e con lo sguardo perso nel vuoto. Muti erano anche gli spettatori, che ancora non capivano bene in cosa consistesse lo spettacolo al quale stavano assistendo. All'improvviso da dietro il palco si levò una musica. Era una famosa aria tratta da un'opera lirica, il cui autore non poteva che chiamarsi Verdi. Ed ecco che, quasi automaticamente, gli uomini verdi sul palco si animarono e presero a muoversi in maniera scoordinata, nel goffo tentativo di accompagnare i loro gesti con la musica in sottofondo. In particolare ce n'era uno, che doveva essere il loro capo, che si mise ad emettere strani suoni gutturali che volevano essere frasi compiute, ma che, forse a causa del sigaro (verde) che stranamente teneva spento in bocca, risultavano a tutti incomprensibili. Si capivano a malapena solo le ultime sillabe: “... uro!!!”, “... dània!!!”, “...drona!!!”. Quello che era ben comprensibile, invece, era il gesto che faceva con la mano: era il classico dito medio che agitava davanti al pubblico, e che suscitava l'eccitazione di tutti gli uomini verdi assieme a lui sul palco. Il numero si trascinava tra le risate dei bimbi e la crescente e strana inquietudine dei padri, ma ad un certo punto ci fu il colpo di scena. Fece irruzione sul palco uno strano ometto che indossava un mantello nero. L'ometto reggeva un grosso secchio colmo d'acqua, e si parò davanti agli uomini verdi. Giusto un attimo prima di gettare l'acqua del secchio addosso a loro, l'ometto col mantello si rivolse con un ghigno beffardo ed una risatina sadica verso il pubblico e tutti poterono riconoscerlo, si trattava dello strillone che stava davanti al tendone. L'acqua si riversò come un'enorme onda marina sugli uomini verdi, che si bloccarono all'istante, mentre la fredda acqua sferzava i loro corpi. Solo il maialino rosa riuscì a sottrarsi, svelto, all'ondata gelata, liberandosi dal guinzaglio e scappando dal palcoscenico. E fu a questo punto che accadde l'incredibile. L'acqua che colava dai visi degli uomini verdi trasportava con se' anche il colore che essi spacciavano per quello naturale dei loro volti, rivelando la normalità della loro natura umana. I bimbi presero a ridere a crepapelle nel vedere le facce degli ormai ex uomini verdi con un'espressione di sconsolato stupore dipinta addosso, ma lo spettacolo non era ancora finito. Non appena i bimbi ebbero finito di asciugarsi le lacrime che le grasse irrefrenabili risate avevano fatto sgorgare dai loro occhi, si accorsero che c'era qualcosa di strano e di nuovo nella facce degli uomini (non più) verdi. I loro visi erano esattamente quelli dei loro padri. Per un attimo credettero di sognare. Poi, tanto per rendersi ben conto se lo spettacolo davanti ai loro occhi fosse davvero reale, guardarono in faccia i loro padri e videro che erano sempre gli stessi, solo con quella stessa espressione di sconsolato stupore di quelli del palco dipinta sui loro visi, diventati di un colore verde-rabbia. Intanto l'ambiente si era fatto improvvisamente irreale; mentre gli uomini non più verdi sul palco restavano immobili e muti, simili a statue di sale, i padri guardavano i figli con gli occhi di qualcuno che cercava compassione e perdono. I bimbi non capirono di cosa avrebbero dovuto ritenere colpevoli i padri, capirono solo che lo spettacolo era finito. Ciascuno di loro trascinò fuori il padre consolandolo: “Va bene, non importa, se non ti piace questo posto non ti ci porterò più”. Uscirono in silenzio dalla parte opposta da dov'erano entrati. Una volta in strada, però, non poterono fare a meno di sentire la voce dello strillone davanti al tendone: “Venghino, venghino Siore e Siori!!! Più gente entra e più bestie si vedono!!!”

P.S.: il presente articolo era stato da me scritto circa un anno fa, per il sito Ereticamente.it, in occasione dello scandalo che coinvolse la lega nord. Oggi si va alle urne per eleggere il nuovo parlamento e il nuovo presidente del consiglio. Ho pensato che questa storia andasse benissimo per descrivere la situazione politica generale attuale. Gli "uomini verdi", in fondo, non sono soltanto quelli della lega.... o no?


Marco Bertelli

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