venerdì 1 febbraio 2013

Dove sta Zazà? Ovvero: "...pare che t'ho perduto, ahimè!!!"

C'è un detto popolare molto famoso che dice: “l'Epifania tutte le Feste si porta via”. Quest'anno, al contrario, le feste hanno avuto inizio proprio dopo la visita della Befana. Se la crisi economica ha imposto agli Italici un Natale ed un capodanno all'insegna dell'austerità (o, nella maggioranza dei casi, delle ristrettezze che poco si addicono alla fastosa tradizione natalizia delle famiglie del Bel Paese), ci ha pensato la crisi politica a dispensarci i lussuosi doni che a dicembre sono rimasti invenduti nelle vetrine dei negozi. Così i nostri politici, tanto per smentire le voci dei soliti maligni che li dipingono come sfaccendati usurpatori di seggi parlamentari (cito solo le voci dei maligni “benevoli”), hanno deciso di accendere nuove luminarie per le strade delle città e dei paesi, e, tramite l'appoggio dei consenzienti e cointeressati mass media, anche per le strade virtuali dell'etere televisivo, radiofonico e del web. L'Italia è di nuovo in festa, e il clima di festa ci trascina tutti per le strade e per le piazze, virtuali e non, a goderci questo spettacolo fatto di luci e bancarelle piene di deliziosi doni. La crisi economica non può nulla, stavolta. Possiamo essere dei ricchi o dei poveracci, ma tutti abbiamo diritto a sceglierci un dono. Non dovremo pensare al portafoglio, al conto in banca, alla scadenza della carta di credito e a tutte le magagne che possono nascere quando si debbono spendere i propri soldi. Il prezzo è in natura, il costo per il dono è un voto.
Grazie alla Democrazia possiamo scegliere. Tutti.
Lei è come la fidanzata, che ti accompagna in una rilassante, romantica passeggiata di una domenica pomeriggio; come ci si sente bene a braccetto con l'amata in mezzo alla gente in un clima di festa, tra le vetrine sfavillanti di luci e delizie che sai che potrai regalare a chi ti vuole bene. Ti senti ricco e in pace con tutto e con tutti, sono momenti magici; dimentichi i problemi e pensi solo alle cose belle.
E' così, con questo stato d'animo e con Democrazia a braccetto, che mi avvicino alle prime bancarelle. La prima che incontro è tutta colorata di un rosso un po' sbiadito: si vede che è la stessa bancarella che viene utilizzata da tantissimi anni, perchè sembra un po' usurata. Dietro c'è un uomo molto distinto e dai modi gentili e dalla voce tranquillizzante: “Noi regaliamo un'Italia più onesta e più giusta. Equità e lavoro per tutti, basta coi soprusi sui più deboli. Più cultura e meno ignoranza per tutti”. Questo è quello che il distinto signore mi propone come dono. Non male, penso io. Poi vedo che mi indica un cartello in alto alla sua sinistra: “Vede qui? Siamo di gran lunga in testa nei sondaggi. Vinceremo noi!!!”. Buono a sapersi, osservo tra me e me, mentre mi avvio verso il successivo stand. La seconda bancarella è colorata di azzurro, anzi, a ben guardarla, è un'enorme maglietta della nazionale di calcio. C'è un omino di una certa età ma dai modi molto giovanili che saltella su e giù, eccitato. “Libertà, libertà, libertà!!!!” sbraita senza smettere di saltellare. “Diventeremo tutti ricchi, tutti faremo quello che ci pare!!! Con noi non ci saranno più tasse, andremo al ristorante tutte le sere e avremo sempre belle ragazze alle nostre feste, se ci darete il voto vi diamo in omaggio anche un centravanti della nazionale”. Penso che il tipo dovrebbe stare un po' più tranquillo, e comunque non so che farmene di un centravanti. Ma lui incalza e mi mostra il cartello in alto a destra: “I sondaggi ci vedono in fortissimo recupero, tra un po' saremo in testa, vinceremo noi!!!”. Mi allontano pensando che il cartello che mi indica è un po' diverso da quello che avevo visto nell'altra bancarella. Mentre cerco di avvicinarmi allo stand successivo, noto che il viale festoso delle bancarelle si sta riempiendo a dismisura di gente. Tutti che corrono trafelati da uno stand all'altro. Non capisco tutta questa agitazione, ma sento allentarsi leggermente la stretta della mano di Democrazia al mio braccio. La guardo e mi sembra di scorgere in lei uno sguardo distratto, annoiato. Non ho il tempo di chiederle se tutto va bene, la terza bancarella si sta avvicinando a me. Incombe un signore dai capelli leggermente lunghi, brizzolato. “Ladri, schifosi, farabutti, affanculo voi e chi vi vota!!!!” Le urla del brizzolato (che, dicono, un tempo faceva ridere), mi travolgono e mi assordano. “Siamo solo noi i veri democratici. Da noi uno vale uno, e chi tra noi osa discutere, gli diamo un calcio nel culo e lo sbattiamo fuori dalla porta!!! Siete fortunati che ci siamo qui noi, altrimenti ci sarebbero i fascisti!!!”. Pensa che fortunati che siamo, dico tra me e me, sforzandomi di ricordare la differenza che passa tra un partigiano e un balilla.
Ma l'ex (molto ex) comico: “I sondaggi ci danno tra i favoriti. Nessuno potrà governare senza fare i conti con noi. Vincere, e vinceremo!!!”. Gli rispondo facendogli i miei sentitissimi auguri, mentre mi esibisce il suo cartello dei sondaggi, diverso dai due che mi avevano fatto leggere i suoi colleghi in precedenza. Democrazia, al mio fianco, affievolisce ulteriormente la sua stretta, mentre la gente intorno diventa sempre più numerosa ed agitata. Ora la confusione mi impedisce quasi di spostarmi. Un signore, inavvertitamente, mi urta. Si scusa, educatamente. Gli chiedo come mai tutta la gente corre così all'impazzata da uno stand all'altro. “Caro signore" mi risponde "stanno tutti andando a vedere i sondaggi. Ogni 5/6 minuti le bancarelle mettono fuori un sondaggio nuovo, e tutti vanno a vedere cosa dice. Così, quelli che non hanno ancora scelto il loro dono, possono farsi la loro idea”.
Proprio mentre il signore sta finendo la frase, si sente salire una voce dalla folla: “Nuovi sondaggi allo stand del Movimento cinque sberle!!!”. Improvvisamente vengo travolto da un'ondata umana che va ad infrangersi verso la bancarella che avevo appena lasciato. Cerco di farmi spazio e di risalire la corrente, sperando di trovare rifugio oltre la cortina umana. Con fatica riesco a trovare uno spazio vuoto dove posso respirare. Ma ... non sento più la mano di Democrazia. Mi guardo intorno, ma non la vedo. Provo a ributtarmi nella mischia, a guardare per terra, caso mai fosse caduta: niente. Tento di tornare sulla strada di prima, per vedere se sta tornando a casa da sola: niente. Chiedo a qualcuno se per caso ha visto la mia ragazza. Il signore che prima mi aveva urtato, molto educatamente, mi fa notare che nemmeno prima, quando ci eravamo scontrati, l'aveva vista. Mi sembra di essere dentro ad un incubo. La chiamo: “Democrazia!!!!”... “Demo!!!”... Crazia!!!”
Macchè. Non la trovo più. L'ho perduta.
Mio Dio, e ora? Che ne sarà di me, senza lei? Come farò ad andare avanti senza lei?

La folla, indifferente, corre, urla: “Nuovi sondaggi!!!!!”


Marco Bertelli

Nessun commento:

Posta un commento