“L'etimologia della parola poesia
è da ricollegare al latino pŏēsis
dal grecoποίησις,
derivato a sua volta da ποιέω
= produrre, fare, creare ed, in senso più ampio, comporre.
Andando ancora più indietro, si risale alla radice sanscrita pu-
che ha appunto il significato di generare, procreare. La
poesia è, in altri termini il frutto della creazione artistica che
raggiunge vette tanto sublimi quanto riesce a trasfigurare il dolore,
la sofferenza, le tragedie in bellezza estetica ed etica.”
Dal sito Etimoitaliano.it
Quando fu assassinato Pier Paolo
Pasolini, ormai 45 anni fa, il grande Scrittore Alberto Moravia
dichiarò, affranto, durante la sua orazione funebre: “Prima di
tutto, abbiamo perso un Poeta, e di Poeti non ce ne sono tanti nel
mondo: ne nascono 3 o 4 soltanto in un secolo”.
Sarebbe fin troppo ovvio riconoscere in
queste parole la pura verità, se associamo la figura del Poeta a chi
le proprie creazioni le imprime sulla carta. Ma credo proprio che
questo, oggi, non possiamo proprio più farlo, visto che, stando al
ragionamento del celebre scrittore, da quella sua famosa orazione
funebre, di Poeti direi che se ne sono visti sempre meno.
Ma la Poesia, quella vera, quella
descritta dalla definizione etimologica di cui sopra, non è morta,
né può scomparire.
Quindi, dov'è la Poesia oggi, in un
mondo senza più Poeti?
A questo pensavo mentre mi trovavo nel
mezzo della “grande” città nei pressi della quale abito, e
subito mi sono proposto di cercarla: non sono sicuro di averla
veramente trovata , quindi non prendetemi molto sul serio, vi
conviene. Però, ai miei occhi, un certa qual Poesia si è mostrata.
Ho visto la Poesia nei riflessi del
Sole dell'umido mattino autunnale, che illuminavano portici di
pietre antiche; ho visto quei raggi correre felici, indisturbati dal
traffico frenetico sull'asfalto, andandosi a posare, illuminandolo,
sul sorriso di un accattone; quasi sentisse, nel tintinnare di poche
monete, musiche da una vita futura.
Credo fosse Poesia, anche se il suo
poeta forse non lo sa, il furioso ansimare di un corpulento signore
che rincorreva uno strapieno veicolo pubblico: quando il lungo
autobus, comprensivo, si è arrestato e ha spalancato a lui le
capienti viscere, non ho potuto intuire quanto sollievo ci fosse in
quel viso nascosto da un decreto, né il sole si è preoccupato di
svelarlo, limitandosi a posare solo un piccolo raggio sulla fronte
spaziosa, illuminando fuggevolmente piccolissime poetiche gocce di
sudore.
E' un bell'ardire scorgere Poesia
quando un fedele, seduto in completa solitudine su una panca in una
cattedrale vede avvicinarsi (ma non troppo) una suora, munita di
credenziali vaticane, che gli spiega che in principio sì, era il
Verbo, ma oggi, in ossequio alla Grande Madre Scienza, una strana
divinità ha deciso che il Verbo va coperto, pena l'esclusione da
quella “casa”, che ora, evidentemente, appartiene a un dio
sottomesso.
In effetti, è molto più Poetico il
sorriso, illuminato dal sole, di quel fedele, che trova in quella
costrizione un consiglio per poter trovare il Divino altrove, dove
non si tenta di sottometterlo.
Però, anche nella scienza moderna c'è
senza dubbio molta Poesia: ce ne si accorge vedendo come si
accaniscono l'uno contro l'altro due sostenitori di opposte correnti
di pensiero: facili, di questi tempi, trovarli in qualsiasi civile
consesso.
Il primo sostiene che la verità è
nell'anidride carbonica, che va respirata a pieni polmoni, aiutandosi
in questo da provvidenziali apparati, di recente introduzione nel
commercio, che impediscono che ciò che l'organismo umano scarta
tramite l'espirazione venga disperso nell'ambiente, ma proprio grazie a
questo manufatto, detto “mascherina”, venga invece reintrodotto
nell'organismo: la scienza farmaceutica, secondo questa corrente di
pensiero, non può difettare di altruismo.
Per contro, l'altro, contraddice tale
tesi, sostenendo che, al contrario, la verità sta nell'aria che si
respira nell'ambiente, e che tali “mascherine” sono dannose
perchè impediscono all'ossigeno di fluire nell'organismo, e si sa,
l'ossigeno di oggi, pieno all'inverosimile delle polveri sottili
delle città moderne è un toccasana per la nostra sacra salute.
Entrambi questi avversari sono talmente
sicuri e fieri delle proprie idee e delle proprie certezze che
arrivano ad odiare talmente i loro rispettivi oppositori, da passare
le proprie giornate a trovare motivi per danneggiare l'altro, al
punto di desiderarne l'annientamento totale.
Ne ho visti due, per strada,
accapigliarsi solo a parole, in rispetto alle distanze stabilite per
decreto: questo provocava in loro un senso di impotenza, di odio
sempre crescente: li ho visti cadere a terra, l'uno per aver
respirato troppe polveri sottili, l'altro per aver smesso del tutto
di respirare.
E' stato davvero Poetico vederli cadere
a terra e rimbalzare, come palloni da basket: palleggiati da
giocatori senza maschera e senza volto, e scaraventati infine a
canestro.
Poeti, forse, non ne stanno nascendo
più, come sosteneva Moravia, ma quanta Poesia c'è intorno a noi.
Specialmente dove non si sospetta che ci sia.
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